Quark
Il 30 agosto 2012 il noto presentatore Piero Angela, all'interno del programma SuperQuark,
ha parlato di scacchi nello stile chiaro e semplice che lo ha reso celebre,
al contempo poggiandosi su solide evidenze scientifiche.
Non si poteva fare migliore propaganda al gioco degli scacchi.
La puntata, che fu seguita da due milioni e mezzo di spettatori, è ancora disponbile su internet
sul sito della RAI.
Si trova anche il racconto di cosa accadde
dietro le quinte.
RAI
Il 15 dicembre 2015
il TG1 narra il record di Luca Moroni (106 vittorie simultanee).
Il 5 ottobre 2015 la campionessa italiana under-8 partecipa a “I Fatti Vostri”
.
Il 13 febbraio 2015
il TG2 delle ore 13 ha mandato in onda un servizio di Claudio Valeri sull'introduzione degli scacchi
nei programmi scolastici spagnoli.
Rai Sport
Il 15 ottobre 2013
Rai Sport ha dedicato uno spazio agli scacchi di circa 20 minuti.
Ospiti della trasmissione Fiammetta Panella ed Adolivo Capece.
Cliccare sul link e saltare al punto 1:33:57.
Il 19 novembre 2013
l'esperienza è stata ripetuta per altri 20 minuti e con gli stessi ospiti.
Si è parlato del match mondiale in corso e di tante curiosità.
Cliccare sul link e saltare al punto 0:43:35.
CBS News
Un servizio di 13 minuti, imperdibile per qualsiasi appassionato di scacchi,
è andato in onda il 19 febbraio 2012
e si chiama il Mozart degli Scacchi.
L'audio è in inglese (molto chiaro e comprensibile). Le immagini parlano comunque da sole.
torna alla pagina iniziale
il bellissimo articolo che riproduciamo qua sotto proviene dal sito dell'
Accademia Salentina degli Scacchi
Scacchi e Formazione
Il gioco
degli scacchi, altamente rivalutato negli ultimi anni, sia da
privati che da istituzioni pubbliche, quali scuole ed
organizzazioni, può essere considerato alla pari di un'altra
qualsiasi attività sportiva, importante, quindi, per lo sviluppo
dell'essere umano e delle sue potenzialità, soprattutto durante
l’età evolutiva. Il suo inserimento nelle
scuole salentine negli ultimi anni è esploso, producendo sugli
allievi delle ricadute didattiche positive delle quali sono
entusiaste tutte le componenti scolastiche. Quest'interesse crescente è dimostrato
soprattutto dall’aver inserito questo tipo di attività in ambito
curricolare (e non più solo extracurricolare) in compresenza
generalmente con il docente di matematica, dalle elementari sino
alle medie superiori.
Il gioco in generale, escludendo esempi negativi incitanti alla violenza e
all'intolleranza, permette in generale di esprimere se stessi e la
propria creatività, porta alla manifestazione dell'Io, adeguandosi
alle varie età e ad ogni livello di sviluppo di ognuno. E' grazie al
gioco che il bambino, e perchè no, anche l'adulto, può
sperimentare in modo gioioso la vita reale e concreta, imparando a
collaborare con gli altri e a rispettare il mondo a se stante. Ora,
anche se in apparenza poco stimolante o noioso per dei bambini o per
degli adolescenti, gli scacchi sono caratterizzati da una funzione
altamente socializzante, cognitiva ed etica, riuscendo a
favorire lo sviluppo delle varie dimensioni della persona ed
assumendo un ruolo fondamentale nella maturazione globale del
soggetto.
Ci sono molti pregiudizi che però vanno superati, uno dei quali è quello che lo descrive come un ostacolo alla
socializzazione. Questo è assolutamente sbagliato! In un torneo si
conoscono luoghi nuovi e persone nuove: non c’è solo il momento
della partita ma anche quelli del pre-partita, e del
post-partita, durante i quali si socializza e si impara a stare con
gli altri. Sono molti i bambini ed anche i ragazzi introversi, che
imparano ad aprirsi agli altri dopo aver intrapreso questo tipo di
gioco, ma che imparano soprattutto ad accettare una possibile
sconfitta non come qualcosa di assolutamente irrimediabile ma come
un momento dal quale apprendere ancora di più: come ci insegna il
prof. Bernabei, “negli scacchi l’errore è meraviglioso!”, mentre un
celebre campione degli anni passati sosteneva che “imparo molto di
più da una partita persa che da 99 partite vinte!”
Gli scacchi, gioco fortemente
strutturato ed organizzato (pezzo toccato, pezzo
mosso), hanno però molte regole, spesso complesse, il cui
rispetto è imprescindibile per lo svolgimento del gioco stesso e che
potrebbero addirittura spaventare. I giochi con regole, nonostante
la loro difficoltà però, risultano molto utili per attenuare e
via via far scomparire atteggiamenti di prevaricazione, di
scorrettezza, di ingiustizia che impediscono l’interazione con
gli altri. Ciò è tanto più importante quanto più giovane
è l’allievo: il bambino, infatti, è tendenzialmente portato a
considerare SOLO la propria visione delle cose, mentre nel corso di
una partita a scacchi, risulta “obbligato” a prendere in
considerazione e ad “accettare” la presenza di un avversario, con
dei tempi e delle mosse diverse dalle proprie. Ciò comporta un
evidente miglioramento del comportamento, con la graduale
attenuazione del naturale egocentrismo, tipico di alcune fasce
d'età, ed una progressione verso un maggior
auto-controllo. Si pensi, inoltre, a come questo risulti
particolarmente interessante in un’epoca ed in una società fatta
di sentimenti, quali odio razziale e discriminazioni sociali,
spesso velati da una tolleranza apparente.
Giocando a scacchi si diventa un' unica persona, un unico
gruppo, senza distinzioni di età (ci sono dei campioni di soli 13
anni), livello sociale o di razza. Sono uno sport unificante
ed hanno delle potenzialità che la scuola dovrebbe sfruttare per
abbattere le disparità ed educare all’interculturalità.
GENS UNA SUMUS, dice infatti lo slogan della FIDE, la
Federazione Italiana di Scacchi, riferendosi ad un gioco individuale
capace però di favorire anche lo spirito di solidarietà e di
collaborazione, stimolando il soggetto a responsabilizzarsi nei
confronti degli avversari.
Alla funzione
etica si deve aggiungere il fatto che il gioco degli scacchi sia
anche molto competitivo. Il suo scopo risulta essenzialmente
quello di pensare: PENSARE per riuscire ad elaborare e ad
ideare strategie, PENSARE per sorprendere l’avversario,
PENSARE per prevenire le mosse dell'altro! Oltre che una
scienza, quindi, è anche caratterizzato da un forte desiderio di
autoaffermazione; è un gioco che dà
delle certezze e delle sicurezze, fa maturare, fortifica ed insegna
ad avere fiducia nelle proprie capacità, come è dimostrato da alcuni
esempi di ragazzi che a scuola risultavano svogliati e non
sufficientemente preparati, ma che dopo aver trovato la loro
“nicchia” in questo gioco così poco valutato in passato, hanno
manifestato un miglioramento molto positivo anche nel rendimento
scolastico. Il fatto che durante una partita a scacchi i due
avversari si fronteggiano e che alla fine ci saranno un vincitore e
un perdente, non deve essere interpretato come un elemento negativo:
con gli scacchi si impara anche dalla sconfitta; l'importante è
canalizzare e non esasperare la componente della
competitività.
Ricapitolando, le
potenzialità educative degli scacchi si possono riassumere come
segue:
- sviluppo delle abilità logico-matematiche dell’allievo
- sviluppo delle capacità di concentrazione
- forte incremento della capacità d’astrazione e di sintesi
- grandi risvolti di socializzazione (sapersi porre nei
confronti dell’avversario, saper accettare la sconfitta,
riconoscimento della forza dell’altro)
- sviluppo dell’auto-controllo
- la mancanza di barriere architettoniche: è un gioco adatto
a tutti anche a chi ad esempio si trovi in una situazione di
handicap
Ecco perché è importante
mettere gli allievi nella condizione di poter giocare il più presto
possibile, insegnando inizialmente solo le regole veramente
indispensabili per poter svolgere una partita (movimento dei pezzi,
scacco, scacco matto) e mirando soprattutto alla soddisfazione
dell'aspettativa ludica che alla
perfezione.
“Di ogni capacità o
conoscenza esiste una adeguata versione che può venire impartita a
qualsiasi età si desideri cominciare l'insegnamento, per quanto
iniziale e preparatoria tale versione possa essere”, ha affermato lo
psicopedagogista americano Jerome S. Bruner, evidenziando come, se
motivato (condizione fondamentale), un bambino di 4-5 anni non è
troppo piccolo per giocare a scacchi: imparerà così a muovere i
pezzi, a comprendere che cosa è lo scacco matto, a capire come si
svolge una partita, ma non si pretenda che sia in grado di pensare
ad un piano strategico, perchè sarà al di fuori della sua portata. Ciò a
cui si dovrà mirare è che sia in grado di giocare, e di farlo
divertendosi e ricavandone tutti i vantaggi esplicitati
precedentemente.
Accademia Salentina degli Scacchi